Gianluca Morozzi – Tra Comicità e Noir

di Mariarosa Signorini.

Intervistiamo lo scrittore e musicista Gianluca Morozzi, autore di BestSeller come Blackout e conduttore radiofonico de L’era del Moroz, su Radio Città Fujiko.

gianluca morozzi

Mi ha colpito molto il tuo articolo sul Fatto Quotidiano, dove ti togli qualche sassolino dalla scarpa riguardo il periodo degli studi universitari; giurisprudenza, alla Alma Mater di Bologna. Solo una perdita di tempo? In fondo uno scrittore è anche un autodidatta che acquisisce certe nozioni per conto proprio.

In apparenza Giurisprudenza è la cosa più lontana dalla narrativa che possa esistere, anche perché io l’ho vissuta veramente male: mi piacevano praticamente solo gli esami di Diritto Romano e dintorni, tutto il resto mi suonava come montagne di pagine da imparare a memoria. Però, a guardarsi un po’ in giro, si nota che sono pochi, pochissimi gli scrittori contemporanei laureati in lettere. La creatività arriva da altre parti… e comunque, siccome una certa parte della scintilla narrativa arriva osservando personaggi stimolanti e bizzarri, ecco, quella fauna di aspiranti avvocati proveniente da ogni parte d’Italia oscillante tra il sogno dello studio notarile ereditato dalla nonna al paesello e il fascino della piazza Verdi di Andrea Pazienza, mi ha regalato una moltitudine di caratteri e di tic che poi ho potuto utilizzare. E in ogni caso Giurisprudenza ti regala una forma mentale, una logica, l’avversione per le formulazioni ambigue e incomplete: quando leggi una norma tipo “non si può fare rumore nelle vicinanze di una casa di cura” e noti subito che ci sono almeno due errori evidenti, questa forma mentale la applicherai anche nei tuoi romanzi per non lasciare elementi ambigui al lettore.

Come ti è venuto in mente di ambientare un intero romanzo dentro un ascensore? Mi riferisco ovviamente a Blackout.

Tutto è nato in una domenica di ferragosto bolognese, in cui c’erano quaranta gradi circa, la città era totalmente deserta, via Rizzoli era vuota, via Ugo Bassi era vuota, via Indipendenza era vuota, ma poi mi sono ritrovato nel mio palazzo di periferia ad aspettare l’ascensore con due diversi vicini di casa, una vedova ottantenne e un signore settantenne. L’anomalia statistica deve avermi stimolato a pensare: e se ora si bloccasse l’ascensore? E se il signore settantenne, in apparenza un mite pensionato con cui scambio due parole sul Bologna e sul caldo, si rivelasse un serial killer armato e pronto a esplodere? Da lì è partito tutto.

Sei anche chitarrista degli Street Legal, tribute band che omaggia Bob Dylan ed hai suonato assieme ad Andrea Parodi. Si tratta di una attività a parte, oppure anche questa passione gioca un ruolo nella realizzazione delle tue storie?

In teoria è un’attività a parte, assai poco redditizia e molto divertente. Però, sempre nell’ambito dell’osservazione di personaggi e fatti, andare in giro a suonare in contesti assurdi tipo piazze assolate di paeselli di fronte a gelaterie piene di pensionati, o suonare Bob Dylan due ore per poi sentirsi chiedere “ma Volare di Modugno la sapete?”, o incontrare altri musicisti raffazzonati, grossi spunti li fornisce. Ma anche parlare pubblicamente di Andrea Parodi e della vostra collaborazione per poi sentirsi dire da una signora “ma lei sta inventando tutto, Andrea Parodi è morto”, dovendo poi spiegare che non stavi parlando del cantante dei Tazenda ma del cantautore suo omonimo, è piuttosto divertente.

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Eppoi c’è l’esperienza in radio. Radio Città Fujiko, storica emittente bolognese che compirà l’anno prossimo 40anni.

Sì, ormai da quattro anni conduco L’era del Moroz il mercoledì mattina, con Moreno Spirogi (cantante degli Avvoltoi) e ragazze a rotazione. La musica la decido io, e per il resto si va di quasi totale improvvisazione. Una delle attività più divertenti che porto avanti.

Come nasce una storia? In che modo da un’intuizione nella tua mente arriva poi, nella versione definitiva, sulla carta.

La storia può nascere da qualunque cosa: un’intuizione, una scritta sul muro, una frase intercettata da una telefonata di un vicino di posto in treno, un ragionamento. Quando ho in mente l’inizio e la fine della storia, inizio a scrivere. Tutto il resto, quello che collega il primo capitolo e l’ultimo, in qualche maniera arriva.

Qual è secondo te l’errore che un esordiente non dovrebbe mai fare nello scrivere un Giallo o un Noir? si tratta di un genere tanto gradito dai lettori, quanto difficile da scrivere.

Scrivere un giallo o un noir avendo letto soltanto giallo o noir. Se sei prigioniero di un genere solo, come lettore, se non sei abilissimo e scafatissimo, finirai per copiare cose già viste e riviste, scritte mille volte prima di te. Il genere è pieno di cliché che vanno evitati. Se conosci altri tipi di romanzi oltre a quelli magari americani e magari scritti un po’ con lo stampino, li eviti.

A cosa stai lavorando in questo momento?

Sto correggendo il romanzo che uscirà a settembre per Guanda, “Lo specchio nero”. E sto scrivendo il romanzo successivo, che dovrebbe fondere le mie due anime principali, quella comica e quella noir.

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